Castello di Brolio, un vino o un luogo?



Il Castello di Brolio non è solo un luogo, è un Chianti Classico, una Gran Selezione, ma più di ogni altra cosa, è il nostro vino, quello che ci rappresenta di più.
L’annata ora in commercio, la 2013, si presenta elegante e slanciata, secondo quanto affermato dai degustatori che hanno preso parte alle Anteprime del Chianti Classico dello scorso febbraio, l’evento denominato Chianti Classico Collection che si è svolto alla Stazione Leopolda di Firenze.
Il Castello di Brolio è stato così descritto: rubino luminoso, con riflessi granati. La frutta matura, i fiori, le spezie, le erbe aromatiche fresche, si alternano in una successione continua. In bocca è pieno, avvolgente, dal sottile tannino a grana fine. Sapido e persistente, chiude con un lungo sentore di arancia candita.

Ci è piaciuto leggere questa bellissima descrizione, ma proviamo a tradurla per chi non è avvezzo a certi termini che potrebbero addirittura far sorridere.
Ebbene, quando si degusta un vino, prima lo osserviamo: il colore è il primo aspetto che ci colpisce e proviamo a descriverlo. Il Castello 2013 è rosso rubino, quindi un rosso vivo pieno, un rosso che non ha più nulla che ricordi le sfumatura dei viola, caratteristica dei vini più giovani, ma che comincia a virare verso i riflessi più caldi, granati, segno di un vino che ha già passato la fase dell’estrema giovinezza per avvicinarsi a quella in cui viene definito pronto e poi, molto più avanti, maturo. Inoltre, si presenta luminoso: altro segnale inconfondibile di fragranza e vivacità. Un rubino, pur rimanendo tale, può avere toni cupi: questo si presenta luminoso, pertanto invitante, vuole essere assaggiato.

Prima di portarlo alla bocca però, lo avviciniamo al naso. Allora, nella descrizione, leggiamo che il tessuto olfattivo è complesso: quanto espresso dai degustatori sta a significare che il vino portato al naso si è presentato con un corredo aromatico ricco e intenso. Ricco, e non solo intenso: un vino intenso colpisce, inonda con i suoi profumi, ma la complessità è altra cosa, vuole indicare che i profumi che si presentano al naso sono di tante famiglie: da quelle dei fiori che caratterizzano i vini più giovani, a quelle delle frutta, fino ad arrivare alle spezie che contraddistinguono i vini che hanno svolto un importante affinamento.

Quanto promesso al naso, viene poi riscontrato in bocca, dove il vino si presenta pieno, avvolgente. Ci piace molto leggere questi due termini perché denotano un comportamento del vino che premia tutte le nostre aspettative: entra forte, dà un senso di pienezza, e avvolge il cavo orale restando in bocca anche dopo averlo deglutito. I degustatori parlano poi di sottile tannino a grana fine: non può esserci descrizione migliore per comunicare l’eleganza di un vino che ha trascorso una parte della sua vita nelle botti ma che non si è portato dietro la parte ruvida dei legni. Poi è sapido e persistente, resta in bocca a lungo una sensazione di piacevolezza, quella di un vino di carattere che ha con sé il sapore del suolo dal quale è nata l’uva. Chiude con un lungo sentore di arancia candita: ecco ciò che resta in bocca dopo aver deglutito, è il cosiddetto finale del vino.

Ringraziamo la rivista Sommelier Toscana (Magazine della Associazione Italiana Sommelier Toscana), dalla quale abbiamo tratto la descrizione che ci ha dato lo spunto per riflettere, ancora una volta, sul nostro grande vino.

Durante il prossimo mese di giugno, metteremo in bottiglia una grandiosa annata 2015 (dopo aver saltato la 2014 che è stata un’annata decisamente difficile), che però vedrà la luce non prima dell’estate 2018: dovremo dunque aspettare ancora almeno un anno per poterlo degustare.